L’allarme terrificante che i soldati di Sigismondo del Lussemburgo stavano assaltando il castello non era del tutto imprevisto; perché era noto che il loro imperatore voleva recarsi a Roma a farsi incoronare dal papa. I volontari di Ampezzo e di San Vito che, allora, racchiudeva anche Selva di Cadore, Borca, Vodo, Peaio e Vinigo, accorsero coraggiosi e combatterono. Ma essi erano inferiori per numero e addestramento militare. Prima di arrendersi, si rivolsero alla Madonna, che fece il miracolo. Come? Non si sa. Di certo gli invasori si ritirarono; portando con loro anche alcuni prigionieri! Ma i paesi erano salvi; così le donne ed i bambini. Appena possibile i Confratelli dei Battuti di San Vito iniziarono i lavori per assolvere il voto. Così essi portarono a compimento quella parte di cappella che oggi forma l’abside della Difesa.
Un gioiello di perfezione, interamente affrescato. Sul soffitto le scene della vita della Vergine; sulla parete di destra i santi Lucia, Rocco e Sebastiano; sulla parete opposta una grandiosa rappresentazione con al centro due gruppi di soldati a cavallo, in parata per un torneo. Fra loro qualche disarcionato; e, al di sopra, i santi Vito in robone rosso, e Floriano vestito da pompiere. Nell’ombra s’intravedono le sagome dei castelli di Pieve e di Podestagno. La Madonna con il bambino in braccio e la spada in pugno, chiude la scena in alto. Ignoto l’artista; non l’epoca, che lo storico dell’arte Philippe Daverio, nella sua visita fatta nel 2014, ha collocato nei primi decenni del Quattrocento.
Sull’altare maggiore si trova il luminoso trittico di Francesco Vecellio, fratello di Tiziano (1475-1560), con la Madonna sorridente, il piccolo Gesù ignudo come novello Adamo, ed ai lati i santi Ermagora ed Antonio Abate.