Falcade è il centro abitato più grande della Val del Biois, conta circa 1.900 abitanti e sorge su un pianoro a 1300 m di altitudine. Il toponimo ha le sue origini nel termine “falciare”, attività agricola un tempo molto praticata, necessaria al sostentamento del bestiame durante i mesi invernali.
Verso la fine del XIV secolo il paese, così come accadde in altre vallate vicine, si organizzò in “regole” e “laudi”, attraverso le quali veniva amministrato l'uso del territorio, la cura delle infrastrutture, la sicurezza della viabilità ecc.
Intorno al XV tutto l'agordino passò sotto il dominio della Serenissima, la Repubblica di Venezia, la quale ne cambiò la struttura amministrativa, sostituendosi a regole e laudi nella gestione del territorio. In questo periodo Falcade si trovò in una scomoda posizione di confine, tra la Repubblica di Venezia ed il Vescovato di Trento, cosa che portò la Valle del Biois ad essere ripetutamente oggetto di tentativi di invasione da parte dei vicini ducati.
Alla Serenissima Repubblica di Venezia succedette Napoleone e così gli abitanti della valle del Biois parteciparono alla campagna di Russia. A Napoleone seguì poi un periodo di dominazione austrica, fino all'annessione del Veneto all'Italia nel 1866.
Nei primi anni del Novecento a Falcade e nei paesi limitrofi nacquero le prime istituzioni sociali, quali la Latteria Cooperativa e la Cooperativa di Consumo, e nel 1912 in paese arrivò per la prima volta la luce elettrica.
Falcade e della Valle del Biois rimasero luoghi di confine anche durante la Prima Guerra Mondiale, così, con il fronte che passava vicino agli abitati, la popolazione affrontò tempi duri e difficili n quegli anni.
Anche nel primo dopoguerra la situazione non era delle migliori: il territorio fu segnato per anni dall'emigrazione della forza lavoro, fenomeno che interessò per molti decenni tutto il Bellunese.
La Seconda Guerra Mondiale portò con sé ancora morte e distruzione: un episodio tra tanti quello del 20 agosto 1944, quando le truppe tedesche, in spedizione punitiva, incendiarono completamente l’abitato di Caviola, uccidendo e deportando chiunque opponesse resistenza.