Nel dicembre del 1916 aveva ottenuto dal capitano Andreoletti una breve licenza, per potersi recare dalla sua famiglia. Fu quella l'ultima volta che i suoi cari lo poterono vedere nella piena integrità del suo aspetto fisico. Quando non era in servizio agli avamposti, scendeva a Malga Ciapela con l'incarico di istituire un reparto di arditi Bersaglieri, in particolare nel lancio e nell'uso di bombe a mano. La mattina del 12 marzo 1917 il tenente Delcroix fu avvertito che uno dei suoi Bersaglieri, avventuratosi incautamente nel campo, aveva provocato la deflagrazione di un ordigno inesploso, restando ucciso. Egli fu profondamente turbato dal fatto e si recò presso la vittima. Nel mirarne il volto dilaniato avvertì un presentimento:
"Sotto al neve che celava il volto
vidi me stesso, quale sarei stato,
e da quel gelo non mi son più tolto:
non so da quale voce fui chiamato..."
Senza perdere tempo diede disposizione di bonificare il terreno e con le sue stesse mani neutralizzò vari ordigni. Sembrava che il compito fosse terminato, ma scorse un'ultma bomba. Con la solita attenzione e cautela, la raccolse per lanciarla nel torrente Pettorina...
"... La morte non temuta in campo aperto
da solo avvicinai senza sospetto
e con lo stesso telo fui coperto..."
Subito soccorso dai suoi commilitoni, la situazione apparve subito gravissima, ma grazie alla sua forza d'animo e al sostegno della madre Ida Corbi Delcroix, potè sopravvivere, sia pure con atroci mutilazioni. Fu decorato Medaglia d'Argento al Valor Militare, tenne comizi in tutta Italia e fu tra i fondatori dell'Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra. Morì il 25 ottobre 1977 all'età di 81 anni.